MOSTRA
La mostra “Il monumento per l’uomo: la Carta di Venezia e il Congresso internazionale del 1964” è una mostra fotografica e documentale, a cura della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, grazie alla collaborazione dell'Associazione Archivio Piero Gazzola, che ripercorre l'evento del Congresso nelle sue cinque sessioni, dalla genesi della Carta di Venezia, alla II Mostra Internazionale del Restauro Monumentale con gli interventi più significativi di ogni nazione partecipante.La mostra sul II Congresso Internazionale degli Architetti ripercorre l'organizzazione di questo incontro tenutosi a Venezia tra il 25 e il 31 maggio 1964 attraverso le fonti documentarie d'archivio la rassegna stampa e una ricca documentazione fotografica dell'epoca rivenute grazie alla collaborazione con l’Associazione Archivio Piero Gazzola di Verona e presso gli archivi della Soprintendenza di Venezia. Si tratta di un evento che ebbe un grande risalto internazionale perché vide la partecipazione di 61 paesi e più di 600 specialisti del settore. Fu promosso, sotto l’egida dell’UNESCO e dell’ICCROM, dal Ministero della Pubblica Istruzione, che all'epoca era il dicastero delegato alla tutela del patrimonio culturale prima dell'istituzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nella persona del Ministro Luigi Gui e soprattutto nella figura di Guglielmo de Angelis d'Ossat, Direttore generale Antichità e Belle Arti, il quale, in occasione del I Convegno Internazionale organizzato a Parigi nel 1957, propose di svolgere un II Congresso in Italia a carico della delegazione italiana. L'organizzatore del congresso e il responsabile dei contenuti fu Piero Gazzola, Soprintendente di Verona e persona di rilievo internazionale. L'intento fu quello di costruire un tavolo di lavoro e di confronto perché “rimarginate le ferite della guerra, si era affrontato un periodo di intensa attività, mosso anche da un eccezionale sviluppo economico, senza che la cultura avesse potuto essere adeguatamente impegnata per indirizzare le iniziative, per portare il proprio contributo di pensiero a tale sviluppo il più delle volte mostruoso e incontrollato", citando direttamente Gazzola. In questo senso i tavoli di lavoro e le cinque sezioni che vengono organizzate si interrogano su quale sia il ruolo del patrimonio culturale nella vita contemporanea e proprio da questa riflessione derivò anche il titolo degli atti di tale convegno, ovvero "Il monumento per l'uomo", cioè il ruolo del patrimonio culturale all'interno della vita dell'uomo e delle comunità. In questo ambito, Piero Gazzola e Roberto Pane propongono di scrivere una nuova Carta del Restauro che sancisca e definisca la finalità dell'intervento del restauro. I temi principali che emergono sono l'urgenza e la necessità di garantire l'autenticità e la conservazione della materia di cui sono costituiti i monumenti e quindi di non ricorrere a ricostruzioni e falsificazioni. I temi principali che emergono sono l'urgenza e la necessità di garantire l'autenticità e la conservazione della materia di cui sono costituiti i monumenti e quindi di non ricorrere a ricostruzioni e falsificazioni, secondo un approccio scientifico delle scelte di intervento. Si riflette anche sull'ambiente del monumento, ovvero il suo contesto e il rapporto tra monumento e luogo in cui esso sia inserito. Il punto di partenza è una revisione di quella che era l'ultima Carta italiana del Restauro del 1932 che viene proprio analizzata da Pane e da Gazzola e, all'interno del convegno durante la prima sessione, con i contributi fattivi di altri specialisti (tra cui il belga Raymond Lemaire e il francese Paul Philippot) viene stesa una nuova Carta del Restauro. Questa esposizione si occupa anche di raccontare la mostra del restauro a Palazzo Grassi organizzata una da Pietro Sanpaolesi, allora direttore dell'Istituto del Restauro di Firenze, che accompagnava il congresso. In questa occasione furono presentati più di 500 casi di restauri svolti dal dopoguerra in poi, tra i quali 180 cantieri italiani e altri casi europei, ma non solo, relativi anche a recuperi urbani, introducendo così il tema della conservazione attiva del patrimonio culturale e del restauro all'interno della pianificazione urbanistica.
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